Diario
6 novembre 2007
Il gibbone
Quando cercano di pigliarmi per il culo non so mai se mandare uno sbocco d’ira o una gran bella risata. Così è davanti a questo articoluccio su Il Foglio di martedì 6 novembre, che già dal titolo farebbe girare un po’ i coglioni o abbozzare un sorriso. Il titolo mi fa: “Attacco ai darwinisti poco evoluti”. Si tratta dell’evolutissimo tizio che dalle pagine de Il Foglio, da qualche tempo, si affanna nel cercare di convincermi che il creazionismo sia una teoria fighissima, mentre invece l’evoluzionismo sia una teoria assai cafona che ormai non si porta più, perché adesso va di moda fare gli atei devoti, avere gli svenimenti davanti a un testo del professor Ratzinger, andare in brodo di giuggiole ascoltando canti gregoriani e spararsi seghe sulla bellezza della Genesi, anzi, del Genesi. Be’, stavolta il tizio torna alla carica portandomi altre inoppugnabili ragioni contro il fatto che gli umani sarebbero frutto dell’evoluzione attraverso selezione: è andato a caccia, è stata una caccia dura, e in chissà quale angolo buio e umido di Internet ha acciuffato Massimo Piattelli Palmarini e Jerry Fodor. Non li conoscete? Vi ho detto: è stata una caccia particolarmente faticosa. Comunque, il primo è un professore che ha qualche dubbio sull’autosufficienza della selezione naturale e il secondo è un filosofo (uno di quelli che di tanto in tanto Il Foglio ci presenta come filosofi) che vede nel darwinismo tanto, troppo determinismo biologico. Il secondo è di gran lunga il più geniale dei due – leggo – perché ha idealmente messo Charles Darwin con le spalle al muro, sparando secca la domanda: “Perché una mosca non è un cavallo?”. Roba che Charles Darwin si sarà cagato addosso. Per Il Foglio – per il tizio de Il Foglio – i dotti argomenti di questi due sacripanti della logica dovrebbero annichilire ogni mia residua fede nel fatto che – bleah! – l’uomo discenda dalla scimmia. Scimmia? Sì, infatti nel presentarmi il primo – il Massimo Piattelli Palmarini (prendete nota, se non l’avete presa prima) – il tizio de Il Foglio mi fa: “Non gioisce della comune ascendenza genetica dell’uomo con il gibbone”. E direi che faccia bene, perché il gibbone non ha alcuna comune ascendenza genetica con l’uomo (diversa cosa sarebbe la discendenza): il gibbone s’è fermato a gibbone, alle soglie del Miocene, invece di diventare uomo attraverso orango, gorilla, scimpanzè, bonobo, ardipiteco, australopiteco e tutte le varietà di homo a venire. Comune ascendenza – come dire – è una cazzata: il gibbone non discende dal gibbone, sta lì. Ma perché proprio il gibbone e non lo scimpanzè? Ma è chiaro: gibbone finisce in -one, insomma, fa quel tanto di bestione che non dovrebbe far gioire neanche me. Così, tutto mortificato, punto nell’intimo dell’orgoglio di uomo-umano, sarei pronto a cambiare idea: come uno di quei simpatici villici dell’entroterra rurale americano, sono pronto a sposare la tesi del Disegno Intelligente. Sono a due passi dall’essere un buon cristiano, ho scansato pure i pessimi costumi sessuali dei bonobo, mi basta solo fare ‘nghé! ad ogni Angelus e avere le polluzioni ogni volta che attacca la sigla di testa di Ottoemezzo: vado bene, sono un affezionato lettore de Il Foglio. Quando cercano di pigliarmi per il culo non so mai se mandare uno sbocco d’ira o una gran bella risata. Stavolta è stata una risata.
| inviato da malvino il 6/11/2007 alle 18:13 | |
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